“A dieci anni dalla mostra antologica del 2006, dedicata alla lunga carriera di Bruna Doria, il Museo Civico della Laguna sud San Francesco fuori le mura, ospita una nuova mostra dedicata all’artista, scomparsa nel 2013, che fu moglie e consorte nell’attività pittorica di Walter Pregnolato.
Il progetto di questa retrospettiva nasce già lo scorso anno e matura all’interno delle relazioni amicali e culturali che Bruna Doria ha intessuto a Chioggia, città dove è sempre vissuta e che è entrata come scenario, reale o trasfigurato, nella maggior parte delle sue opere.
La mostra centra almeno due importanti obiettivi: rendere omoggio alla figura di Bruna Doria e alla sua ampia produzione pittorica, entrata a buon diritto nella storia italiana dei naifs, e dare conto di una singolare visione della città e del suo tessuto sociale, quasi una sequenza di quadri animati, uno speciale “canzoniere dei deboli, dei popolani”, per utilizzare una felice espressione della curatrice di questa mostra, Marta Boscolo Marchi.
Altrettanto felice si rivela il titolo di questa esposizione, il giardino di Lilith, che evoca l’ancestrale figura femminile da cui derivano la libertà e l’autodeterminazione di segno femminile. Nel giardino di Bruna Doria non solo prosperano fiori dai colori e dalle forme singolari ma abitano figure di donne destinate a rimanere immortali per il tratto che ne delimita l’essenza, gli occhi animati, la tensione verso un altrove palpabile, quantunque invisibile.
Sono donne – da sole, a gruppi, con uomini, spesso con piccoli animali domestici – incastonate nella città di Chioggia, che tramite la sagoma di un ponte, una linea di un canale o un canestro di pesce, è una cifra capace di farsi universale.
Coniugati sapientemente tra loro, nelle opere di Bruna Doria si leggono realismo sociale e potenza visionaria; fatalismo e fragilità legati al mare e sincerità di relazioni, che rassicura. La città provincia, isola per di più, non è prigione, limite, ostacolo. E’ rete a maglia stretta, che trattiene, è nido di relazioni e di valori che, pur nei limiti di una socialità a volte opprimente, vengono custoditi e preservati, intatti e sacri.
Uno sguardo capace di queste sfumature consegna la città, insieme con l’artista Bruna Doria, a un piccolo Olimpo di cose care e imperiture”.
(Alessandra Lionello)